Album of the year 2008
1 JOHN MAUS Love is real
Upset The Rhythm!
white & transparent vinyl LP & CD
Non si era mai sentito nessuno mescolare la new-wave dei gloriosi anni ’80 con del lo-fi moderno in modo così sfacciato. Due entità musicali che, prima di John Maus, erano state avvicinate con dei tentativi forzati, per nulla ispirati. Due modi di sentire e di concepire la musica troppo differenti per supporre un risultato apprezzabile. Inoltre ci si domanda a chi sarebbero stati indirizzati questi incroci finiti male perché se uno ama i suoni scassati e disordinati alla Pavement notoriamente odia quelli cupi e marziali anglosassoni, c’è una sorta di malcelato disprezzo reciproco tra i fedelissimi delle due parti.
Il lo-fi (o low-fi), la bassa fedeltà con cui dagli anni ’90 in molti si son divertiti a sporcare i suoni tradizionali per creare un’atmosfera di artigianato e di grezzo, aveva preso di mezzo il rock in America (indie-rock) e i Portishead in Inghilterra, tanto per fare degli esempi.
Questa volta succede che della bellissima e suggestiva new-wave subisce l’innesto di samplers e fruscii di nastri ed uno smussamento delle sue lineari e severe architetture sonore ma questo brusco trattamento non le fa perdere un briciolo di forza evocativa.
Persino il new-romantic, con la sua eleganza volutamente ostentata, scende a patti con la bassa fedeltà accettando di sgualcirsi la cravatta.
John Maus eccede: canta con una voce dark e molto profonda e addirittura ricorrere ad una amplificazione di echi enfatizzata all’estremo ma il risultato di queste esagerazioni è stupefacente, funziona, anche se ci si mette un po’ a capire che razza di disco stiamo ascoltando. E’ l’esagerazione di un genio.
Due episodi emblematici a cui dovete sottoporvi: il basso di Navy seals, nerissimo, ascoltatelo e lo vedrete: viene avvolto in un vortice che lo rende liquido. E The silent chorus, non è un caso se ha uno dei suoni sintetici più belli di sempre, quello che rese immortale Equal ways dei Clan Of Xymox.
John Maus è riuscito ad utilizzare delle forme espressive che sono antagoniste, soprattutto considerando come la musica alternativa viene da molti concepita, cioè con un senso di supponenza verso chi ha gusti differenti. Ci è riuscito e in tal modo le ha attualizzate, non semplicemente riproposte come riescono a fare tutti gli altri. E’ fuori dall’ordinario, è un fuoriclasse.
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2 GLEN PORTER Something glue EP
Inner Current
8-trk. LP (vinyl-only release)
Il primo disco di Glen Porter, noto sin qui come produttore, è assai lontano da quelle sonorità che il sottoscritto e, probabilmente, anche voi che leggete queste righe, siete soliti ascoltare. C’è del downtempo infarcito di dub, inserimenti reggae ed è quasi completamente strumentale ma se avete nostalgia del Bristol sound amerete questo album.
Si intitola Something glue EP, consideriamolo un LP, con i suoi valorosi quattro brani per lato, tutti ipnotici, caldi e di una bellezza istantanea. Ritmiche campionate e arpeggi di chitarra sposano a meraviglia suoni sintetici sapientemente creati e manovrati da un professionista del synth. L’atmosfera malinconica che pervade i solchi e quella caratteristica dimensione spaziale che, se opportunamente usato, solo il dub riesce a dipingere così bene sanciscono il debutto di Glen Porter come disco degno della massima considerazione, al di là dei propri gusti ed orientamenti musicali.
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3 LUPEN CROOK & THE MURDERBIRDS Iscariot the ladder
Tap’N’Tin
LP & CD
Lupen Crook si definisce un punk-rocker folk, suona una musica vivace e genialmente sgangherata. La registrazione di questo album è cruda e priva di levigature ed artifizi da studio. Come per i lavori precedenti, è stata riversata direttamente su un multitraccia analogico e nel missaggio la sostanza di queste versioni è rimasta inalterata, per dar forma a un disco che vuole trasmettere all’ascoltatore la sensazione di partecipare sia ad un’esibizione dal vivo che, in alcuni brani, alla spontaneità ed immediatezza della reale performance in studio. Un accurato lavoro che troviamo anche nei singoli: in The hidden track, per esempio (B-side del 7” A Silver boot for Sam) si sente persino il soffio dell’aria nel microfono mentre Crook prende fiato tra una strofa e l’altra. In questo brano la voce è in primissimo piano rispetto all’arpeggio di una chitarra acustica che qui è lontana, fisicamente lontana da noi ascoltatori che invece stiamo lì a pochi centimetri dal cantante.
Particolarmente efficace per una partecipazione a questo bel disco è perciò un ascolto in cuffia.
Catturano all’istante Matthew’s magpie e Young love, pezzi splendidi che scritti da una band più conosciuta godrebbero di fama sconfinata.
Non è assolutamente un album registrato in modo frettoloso e poco professionale, dunque. Questa impronta grezza è stata trasportata nei solchi nel modo ideale per farci sentire l’anima live di questa musica.
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Singles of the year 2008
1 PORTISHEAD The rip
Universal
AA-side 12″ (vinyl-only release)
Se proprio non si vuole stroncare un disco a volte si vanno a cercare le giustificazioni più assurde. L’album Third sarebbe stato ignorato o bocciato da tutti se non portasse il nome di Portishead. Ad alcuni recensori piace darsi un tono nel far vedere che loro sono in grado di cogliere l’impercettibile, anche quando l’impercettibilità è dovuta al vuoto, al nulla, altro che kraut-rock …
The rip è uscito come singolo 12” con un sola traccia incisa, identica alla versione dell’album, in tre edizioni che si distinguono solo per piccole differenze nel packaging: il massimo della speculazione insomma.
Ma vediamo la cosa dal lato positivo: è il più bel brano che il duo ha composto e ben venga la sua uscita come singolo. Anzi, che c’entra questo gioiello con l’album?
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2 COCOROSIE God has a voice – She speaks to me
Touch & Go
PDK 7″ (vinyl-only release, n°ed edition)
Fascinoso, sensuale, romantico: il nuovo singolo delle due sorelle Bianca e Sierra è una delle canzoni più belle ascoltate nel 2008.
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3 BEACH HOUSE Used to be
Car Park
7″ (vinyl-only release)
Dopo un primo album dignitoso, Alex Scally & Victoria Legrand, ovvero i BEACH HOUSE del Maryland, si affidano alla Car Park per promuovere il loro nuovo disco anche in Europa. Come è prassi per le labels inglesi, esce un 7″. Sul lato A un inedito, Used to be, che appare inconsistente ma al terzo ascolto decolla, mentre sulla facciata B ricompare Apple orchard (dal primo album), in una versione più grezza ma decisamente più suggestiva, una vera sorpresa. Singolo del mese per diversi siti e negozi inglesi, purtroppo di difficile reperibilità.