7 Dicembre 2008, Totem Club – Vicenza
Multi-culturalità e classe
Di recensire un concerto su una rivista, su un sito o su un blog dovrebbe occuparsi chi ha una buona conoscenza della band o dell’artista che si è esibito. Non è il caso del sottoscritto, che aveva ascoltato i Die Form solo il giorno prima del concerto e in modo alquanto superficiale… Questa è piuttosto una nota di diario, un commento che non può e non vorrebbe comunque disquisire sui dettagli tecnico-artistici della performance del duo francese; qualche riga che ho pensato di scrivere quando mi sono accorto che molti, come me, non conoscevano i Die Form e li avevano scambiati per uno dei tanti prodotti di una non-cultura gotico-feticista.
Innanzitutto si è trattato di uno spettacolo tout-court, in cui la musica è stata co-protagonista insieme alla fotografia, all’arte visuale e, pur se non esplicitamente, ad una forma non convenzionale di body-art.
La rappresentazione della dannazione dell’anima, del conflitto interiore e della morte da sempre affascinano pittori e scrittori, da secoli sono tra i temi più comuni nelle varie discipline artistiche.
Il legame con la classicità in questo ambito è frequente, a volte si evidenzia attraverso dei caratteri grafici stilizzati o delle immagini evocative del passato, altre volte per mezzo di citazioni colte. Emerge il sospetto, non di rado, che in taluni artisti vi sia un ricorso fittizio e strumentale alla cultura classica (alla memoria e alla comprensione della storia) al solo scopo di dare una maggiore credibilità alla proposta.
Oltre al buon senso, la cultura educa anche alla sensibilità artistica e se mancano le capacità per esprimersi ad un certo livello, chi decide di confrontarsi con tematiche psicologiche ed umanamente complesse -come l’esoterismo ad esempio- se non ha una un back-ground adeguato sprofonda in una palude di qualunquismo o di volgarità. Il risultato è deprecabile, triste e ha dato vita a fenomeni moderni di bassa lega, quali il “fetish-dark”, un’invenzione commerciale ma a volte solo simpaticamente carnevalesca che a qualche giovane dà l’illusione di riempire un vuoto che, appunto, è innanzitutto culturale: storico, artistico e anche musicale.
Grandi artisti multimediali come Philippe Fichot, mente da un trentennio dei Die Form, riescono a presentare sul palco tematiche quali l’erotismo, l’esoterismo o la morte interpretandole con raffinatezza e classe.
La performance di Vicenza ha avuto una forma estetica e musicale violenta nelle immagini, nei costumi e nei suoni eppure mai, neppure nello spazio di un istante, lo spettacolo è scaduto nella volgarità o nel kitsch.
Sul palco l’imponente spettacolo dei Die Form vede quattro protagonisti.
Ad un lato Elaine P, algida e robotica nei movimenti, libera una voce da cantante lirica;
all’altro lato Philippe Fichot, con il volto nascosto da una maschera anti-gas, manovra un synth che scarica dei suoni pieni, possentemente ritmati e splendidi, figli della migliore techno non commerciale che negli anni ’90 trovò rari momenti così apprezzabili;
nel mezzo, dietro ad una robusta rete metallica posta tra il pubblico e la scena, la fotografia, la grande fotografia d’autore che ha accompagnato lo show fino al termine, ed una ballerina, che utilizzando lenzuola, cinture, rami ed altri oggetti, interpreta fisicamente ciò che Die Form esprimono:
l’erotismo non sensuale e vissuto con l’esasperazione della pazzia,
il masochismo come redenzione per il peccato dell’auto-erotismo,
la fragilità e l’indefinibilità del nostro corpo in un confronto, quello con la bellezza e la purezza della natura, che ci rende parte sconfitta.
Motivi proposti anche dalle tantissime foto d’autore che scorrono su di un grande telo, dunque, e tale è la qualità di queste immagini e video che quando una donna nuda distesa in un mare di foglie ha degli improvvisi sussulti, si rimane increduli perché sembrava si trattasse veramente di una statua di marmo.
Dopo aver ospitato il concerto dell’anno (And AlsoThe Trees), Vicenza ha conosciuto un’altra serata memorabile. Grazie all’impegno degli organizzatori, alla soddisfacente acustica, alla buona risposta di pubblico e alla sua collocazione, il Totem potrebbe divenire uno dei più importanti locali per manifestazioni artistiche non solo musicali nel Nord Italia.
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Per chi volesse farsi un’idea (per forza di cose vaga) sullo spettacolo dei Die Form, su Myspace potrebbero essere d’aiuto le >> immagini:
Scorretele e intanto ascoltate i brani “Cantique XXX “ (rivisitazione di “Didone ed Enea” di Henry Purcelle, 1685) e “Natura oscura”, perlomeno in cuffia.
Nicola