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Album & singles of the year 2009


Album of the year 2009

1 BENJAMIN BIOLAY La superbe

label Naïve
High quality vinyl 3xLP in tri-gatefold sleeve, 4-page insert
very special price 35,99 28,99 [also available on 2xCD]

Serge Gainsbourg viene tirato in ballo ogni volta che una rivista o webzine italiana recensisce un disco di pop francese. Credo che molti sopravvalutino questo stravagante musicista sulla scia dei tanti tributi che negli ultimi anni ha ricevuto. Scrisse delle canzoni immortali, diversi 45 giri fanno parte della storia della musica europea del secolo scorso, ma gli album di un certo livello sono solo un paio. Fu innanzitutto un personaggio, spesso un provocatore e non ha inventato nulla di nuovo perché il pop francese di ieri e di oggi nasce dalla musica tradizionale, forse ancor prima di Trenet a Brassens e rappresenta ancora una fonte d’ispirazione per gli attuali Vincent Delerm, Yann Tiersen o Benjamin Biolay.
Un’ispirazione innanzitutto stilistica che magicamente si tramanda e conferisce  una patina di pomposa raffinatezza a dischi pubblicati decenni più tardi. Sopravvive immutata quella fottuta classé francese che sa dare un’atmosfera di dolcezza, a volte di sensualità, spesso di calore sentimentale alla musica d’oltralpe persino quando i testi parlano della quotidianità più banale, grazie in buona parte alla musicalità della loro lingua.

Benjamin Biolay è al quarto album dal 2003 ed è già uno dei musicisti più noti in Francia. Vanta collaborazioni importanti (Françoise Hardy, Jane Birkin, Keren Ann) ma è famoso anche per motivi che poco c’entrano con la musica. Pecca in protagonismo, il suo credere -o voler far credere- di essere un genio fa discutere, si parla e si chiacchiera intorno alla sua immagine di poeta-filosofo malinconico ed incompreso, che è finta e renderà tardivo un suo riconoscimento meno popolare, più alto.
Il personaggio mi è alquanto antipatico e non è facile decretare La superbe miglior disco dell’anno. Mi sforzo di essere obiettivo e guardo alla sostanza. Bastavano le prime undici canzoni per spingermi a tanto ma questo triplo vinile (inciso splendidamente e con un packaging da disco-evento), conta ben ventidue pezzi in cui ho trovato rari elementi superflui.
Una varietà estrema di strumenti, una miriade di suoni, un lavoro di produzione e post-produzione imponente, ricchissimo, che ricorre appena alle scorciatoie e alle facilitazioni offerte dalle tecnologie moderne. I dettagli danno lustro alle poliedriche capacità di Biolay, musicista che si è formato al conservatorio di Lione, sa suonare piano, trombone, tuba, chitarra e che gioca con il pop con una facilità disarmante.
In definitiva, rivedo l’ombra di Gainsbourg solo nel comune intento di persuadere i media nel sancirli “personaggi della cultura popolare”.

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DENTE

2 DENTE L’ amore non è bello

label Ghost
EU LP w/extra trk., gatefold sleeve, white vinyl [limited 500 copies]
[also available on CD]

Dente finisce al secondo posto ma il distacco da Biolay è grande, come è grande la simpatia che ho per questo cantante nostrano, un maestro di humor che trasforma le sale in cui si esibisce in teatri di allegria.
L’amore non è bello è stato premiato come miglior disco indipendente al MEI (Meeting delle Etichette Indipendenti) e dietro alla parvenza di disco facile e melodico si deve nascondere una misteriosa formula per cui non stufa mai, anzi cresce più lo si ascolta.
E’ stata la colonna sonora della mia estate, un album bellissimo dal principio alla fine e non so proprio decidermi se è più spiritoso che malinconico, più leggero che impegnato. Probabilmente tutto ciò insieme. Ognuno dice la sua, si è già scritto molto su questo disco e  invito solo chi non l’ha mai ascoltato a ciccare qui.
Data l’intensa, interminabile attività concertistica di Dente, mi auguro che non abbia fretta di pubblicare il seguito. Alcuni nuovi brani, così come quelli antecedenti L’amore non è bello, non mi hanno dato l’impressione di essere altrettanto validi.

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CHARME A sparkling light

3 CHARME A sparkling light

label [self-production]
CDr

Avevo pensato di dedicare un piccolo spazio sul sito alle bands che non hanno pubblicazioni ufficiali ma che ci sono particolarmente piaciute, una pagina “demos” o qualcosa simile, soprattutto dopo esser rimasto colpito dal miniCD ricevuto lo scorso anno dai padovani Greenhouse Effect. Beh, vedremo… dipende da quanto materiale valido capiterà nella buca della posta. Intanto non posso esimermi dall’intromettere nello spazio più importante del sito, quello di fine anno, un CDr.

I Charme sono una band italiana (di Ragusa) che ai musicisti in erba o in cerca di contratto potrebbe sortire due effetti contrapposti: rinvigorire la passione e stimolare un impegno maggiore oppure demotivare, perché qui ci si imbatte in giovincelli che hanno tutti i numeri per sfondare e già sanno evitare le ingenuità di molti altri buoni gruppi “emergenti” che cadono qua e là in non opportuni assoli e lunghe code noise.

La voce di Mr. Ippolito Nicolini è una trasposizione di Jim Morrison in Richard Aschcroft (The Verve), solo che mentre quest’ultimo sembra oramai incapace di riconvertire i suoi compagni ai fasti dell’EP All in the mind, qui chitarra-basso-batteria danno un imprescindibile sostegno.
Non si scorge nulla di originale in questi suoni, sono una felice commistione di shoegaze anni ’90 e in una certa misura psichedelia ’70s. Al tutto si aggiunge una buona presenza scenica dei musicisti. La pronuncia dell’inglese, che quasi sempre zavorra e condanna gli Italiani che aspirano ad entrare nel giro indipendente europeo, qui non è un problema. C’è poco da fare, la nostra lingua non è adatta per queste sonorità.
Basta un piccolo maquillage e ne esce un disco dal potenziale prorompente: una attenta e saggia produzione innanzitutto, il contributo di almeno un brano che voglia esplorare una via electro-psichedelica che si inserisca a metà dell’album ed un gran finale perché se le regine New age e Blind skyes vogliono essere consacrate tali dall’ufficialità di una label discografica che conta, avrebbero bisogno di un lento all’altezza per chiudere la cerimonia.

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Singles of the year 2009

1 PQ Louise on earth/Countdown to Elise

label Expanding Music
Limited ed.  7″ [vinyl only-release]

Uscito sul finire del 2008, questo singolo riporta sul lato B un brano strumentale che potrebbe essere uscito dall’estro di Eric Satie. Appurato che non si tratta di una re-interpretazione del maestro, Countdown to Elise guadagna senza indugio il podio.

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SOAP & SKIN Spiracle

2 SOAP & SKIN Spiracle/Interview (feat. Heartmill)

label Couch
Limited ed.  7″ [vinyl only-release]

Anja Plaschg (alias Soap & Skin) esprime il meglio di se stessa quando si allontana dalla struttura tradizionale del brano lasciandosi guidare per vie più sperimentali, ancora più oscure, dall’amica artista Lisa Yvo Heartmill. Nasce così Interview (feat. Heartmill), splendido B-side del 45 giri Spiracle.

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XX, THE Basic space

3
THE XX Basic space

label Young Turks
EU 7″

Romanticismo soul-jazz-dark.

>>>
Video