Martin Records: 1° compleanno!
Ragion d’esserci
Promuovere un LP come For this is past degli Ensemble Pittoresque è uno dei motivi principali per cui Martin Records esiste. Sarà un regalo del destino, ma la sua ripubblicazione coincide con il primo compleanno del nostro sito!
E’ uno di quei dischi-capolavoro che per le solite e (commercialmente) logiche ragioni è rimasto a lungo sconosciuto non solo al “grande pubblico” ma anche ai cercatori di gemme nascoste.
La scoperta di questo album fu più o meno casuale, nel senso che un tempo noi ragazzetti entravamo anche nei negozi di dischi più insignificanti e poco forniti proprio con la speranza di uscirne con una sorpresa del genere: perché non si sa mai. E se per caso uscivi contento eri convinto che quell’unico disco interessante che ti portavi a casa era stato là ad aspettare proprio te. Convinzione che in questo caso tengo salda perché una delle pochissime copie giunte in Italia l’ho trovata nella mia piccola città natale.
In epoca pre-internet era un’impresa ardua già capire da dove saltava fuori la Clogsontronics Records… E sicuramente c’è stato più di qualcuno in passato che, folgorato come me da questo disco, deve aver cercato qualche informazione in più se nel 2005 compariva improvvisamente un sito dedicato agli Ensemble Pittoresque. Dopo anni di curiosità insoddisfatta, ecco pagine stracolme di informazioni, fotografie, racconti su tutto ciò che riguarda questa band, incredibile…
In passato per ascoltare il 33 giri di For this is past o ci si recava alla biblioteca di stato di Rotterdam oppure bisognava conoscere un Olandese gentilissimo che te lo registrasse su una cassetta o uno gentile che ti duplicasse la sua registrazione, un duplicato di duplicato magari, con un fruscio che annichiliva il gran lavoro compiuto in studio dai musicisti.
Si sapeva che la band rifiutò a quel tempo un contratto d’oro della Polydor, perché l’etichetta pose come condizione quella di risuonare i brani con sonorità “meno strambe”. Evidentemente ai possessori dell’LP quel sound sperimentale invece piaceva: trovare qualcuno che vendesse la sua copia era quasi impossibile, oggi il quasi equivale a 150 € o più, se lo si vuole messo bene.
Verso fine anni ‘90 dei files decentemente ricavati dall’LP cominciarono a circolare in rete. A quel punto i dibattiti su forum e blogs fecero scoprire a migliaia di appassionati che la musica elettronica melodica, resa popolare da decine di gruppi (dai Depeche Mode ai Royksopp) poteva rivendicare un’informale – quanto pura – genesi lassù, in un paesello della costa olandese, Wassenaar, nel lontano 1979. Se gli Ultravox sono stati i pionieri dell’electronic-pop, gli Ensemble Pittoresque hanno fatto nascere un nuovo genere, anni più tardi chiamato “minimal-wave”, dove l’aggettivo minimal indica non l’essenzialità ma l’intima e pacata riflessione a cui questa musica invita.
For this is past è uno dei dischi più importanti della musica moderna, un riferimento per decine e decine di bands che tutt’ora percorrono i territori del synth-pop melodico in chiave minimal-wave. Per quel che mi riguarda, uno dei 10-15 dischi che più mi emoziona tra le migliaia che ho in casa. Sempre, dopo tutto questo tempo, dopo cento ascolti, perché la genialità, la sincerità e la passione che ci sono in questo album riemergono ogni volta.
Nel 2007 era uscito un LP di out-takes, Art of being (edito dalla newyorkese Minimal Wave). Pur raccogliendo alcune tracce escluse dalle sessions di For this is past, è un altro discone clamoroso, il ché la dice lunga su quale magico, irripetibile periodo di grazia creativa stessero vivendo quei tre musicisti. Sarebbe stato imperdonabile lasciare nel cassetto degli inediti così belli.
1983 LP 2007 HQ LP 2008/09 HQ LP+free CD
Ho seguito passo dopo passo la ristampa di For this is past, attesissima dopo tutti questi anni ed averne in mano una nuova copia, oggi, ha un ché di speciale.
Sono passati 26 anni dalla pubblicazione dell’originale. Il crescente interesse verso gli Ensemble Pittoresque, grazie soprattutto ad internet, ha spinto i fondatori della Clogsontronics a rimettere in piedi l’etichetta e così, la stessa label che stampò nel 1983 le 1000 copie originali ha pubblicato ora le 700 copie di questa sontuosa riedizione, scrupolosamente rimasterizzata in analogico e dalla resa qualitativa decisamente superiore all’originale. Tenendo conto che da Gennaio siamo riusciti a farla entrare nelle tre più grandi distribuzioni al mondo, sono troppo poche.
Le registrazioni vennero realizzate utilizzando le migliori apparecchiature vintage analogiche in uno studio allestito in un vecchio edificio tra le dune del mare del Nord, in un contesto ambientale di una quiete sinistra, grigia, in un’atmosfera sospesa ed estraniante che intrise di un fascino unico queste sessions.
Side A
Better life’s e la successiva The art of being rivelano immediatamente il complesso lavoro d’intreccio di una moltitudine di suoni realizzati con l’ausilio di tapeloops, tastiere (Sony TC-D5M, TR-808 e TB-303, svariati drum patterns e triggered synths) e strumenti classici.
Auditorium va presa così com’è, un intermezzo con dei vocalize bizzarri.
Artificials ci riporta subito in alta quota, qui ancora di più emerge la straordinaria capacità di tessere melodie orecchiabili, solari.
O.B.W.T. è il brano che raggiunge l’eden, dove solo certi incredibili episodi sonici di Joy Division, Breathless o Felt sono arrivati. Il basso pinkfloydiano che accompagna nella parte iniziale il synth in modo preciso e discreto, dal minuto 1.37 sale sul trono, si fa crudo e ridondante e conferisce a O.B.W.T. una consacrazione d’immensità.
Side B
Maitre Satori propone altre melodie sublimi. Stavolta la voce è modulata, vocoder-robotizzata e la chitarra elettrica sferra delle sciabolate un po’ più taglienti.
Building brains è un secondo intermezzo.
In Lovesong un suono sintetico sembra liberarsi da uno spazio troppo stretto sfiatando a ripetizione, il ritmo elettrico e la voce sono quanto mai artificiali e suggestivi.
Ash grey as Sunday parte lenta e sorniona, la voce di Neumoller sale gradualmente, viene seguita da una chitarra cristallina e poco prima che scocchi il secondo minuto d’ascolto compare una delicata melodia elettrica che vorrebbe rimanere moderata ma non vi riesce, la sua bellezza è troppo irruenta. Ad accompagnarla di lì a poco entra in scena un pianoforte a coda, puro, che esegue le notte basse. Il lato B si chiude così, con quest’altra gemma, perché la sucessiva Reichsdorf room 6 è solo una coda noise-sperimentale.
Dai vecchi conoscenti aspetto la consueta richiesta di un CD-R – che so vi ascolterete bene – e spero poi vorrete l’LP. Dai nuovi visitatori del sito … mi aspetto altrettanto, non accontentatevi del pre-ascolto che ho messo nella lista ’80s!
Nicola