PET SHOP BOYS Yes
Stanno sulla scena da ben 25 anni, sono una delle più longeve e conosciute dance-pop band del mondo. Una produzione che va avanti costante, puntuale, con un album più o meno ogni 2 anni, i Pet Shop Boys rimangono immutati nel tempo, immutati nei toni, sia musicali che comportamentali. Personaggi tranquilli e pacati che bazzicano da primattori in un ambiente danzereccio commerciale, che di solito richiede ai suoi interpreti di fare un po’ di chiasso, di inventarsi la notizia, di richiamare l’attenzione sulla musica attraverso i soliti trucchetti.
Dal vivo devono essere noiosi: Chris Lowe pigia due tasti del sintetizzatore giusto per tenere le mani occupate, i suoni sono già quasi tutti inseriti, Neil Tennant canta ma è come se usasse il playback perché la sua voce è uguale a se stessa da sempre, ovunque e comunque. E’ uno di quei signori che quando s’arrabbia o si punge al massimo caccia un urletto da mezzo decibel e alza la mano di mezzo centimetro.
Esce ora, pronto per l’estate, Yes, uno dei loro dischi migliori.
The understanding dei Royksopp rimane in questo ambito un qualcosa di irraggiungibile, ma ai Pet Shop Boys va dato il merito della lunga carriera e di una serie altrettanto lunga di hits. Questa volta i pezzi belli non sono tre o quattro ma almeno sette su undici. Speriamo le radio non comincino a trasmettere incessantemente l’apripista Love etc. o Beautiful people. Il meccanismo per cui martellano solo con certi brani, dietro compenso dell’etichetta, è cretino. All’ipermercato o dal panettiere bisogna tapparsi le orecchie per non innervosirsi.
Commerciali e facili i Pet Shop Boys, ma bravi!