Posted on

CLINIC: Marchi di ripetitività e sorprese

CLINIC Bubblegum

Nell’arte moderna e contemporanea l’ideatore di un quadro o di una fotografia tende spesso a creare un proprio tratto cercando di farne un marchio di riconoscibilità immediata.
Bisogna conquistare l’attenzione del potenziale acquirente o gallerista, a costo di appesantire i singoli prodotti con la stessa idea riproposta su ognuno di essi.
Mantenere una propria originalità e al contempo distinguersi nel mercato non è facile e questa via viene accettata.
In musica invece no, adottare tali strategie è rischioso, ciò è visto come incapacità nel trovare alternative o come una dichiarazione dei limiti delle proprie idee.
Sono numerosi i tonfi seguiti ai grandi clamori di bands assai modeste, le cui fortune iniziali sono dovute più che altro a furbe manovre di managers del settore che trovano, inizialmente, molti critici d’accordo, tutti insieme, d’incanto, nel sostenere una nuova proposta e poi far finta di niente se al secondo colpo la band fallisce brutalmente (imbarazzante il caso dei Bloc Party).
Quando la formula della riproposizione è andata bene, come ai Clinic, si deve ricercare la causa della fortuna commerciale da altre parti. In questo caso entrano in gioco due fattori determinanti: lo spot di un grande marchio di jeans, che scelse un loro brano per una campagna promozionale mondiale,  e la chiamata sul palco da parte dei Radiohead, che fecero aprire alla band di Liverpool numerosi concerti in ben due tour.

De-luxe vinyl edition feat.
standard album LP
pink colored LP w/exclusive versions
gatefold sleeve
giant poster

Il nuovo album dei Clinic ci ha dato lo spunto per argomentare quei meccanismi che possono sottendere alle fortune di un disco ma dedichiamo al loro nuovo album l’home-page anche per segnalare che una bella sorpresa arriva proprio da chi, una volta tanto, sembrava incapace di svincolarsi dalla ripetitività.
I Clinic hanno già una nutrita discografia alle spalle, sei album in dieci anni ed un mini-LP che raccoglie i primi tre ispiratissimi singoli.
Con Bubblegum imprimono una svolta decisa alle loro classiche sonorità, che sono state sin qui nevrotiche e a volte semplicemente banali, con episodi però di grande livello. La voce cruda e aspra di Ade Blackburn, un drumming stile-marcia oppure psuedo-punk, progressioni di accordi minori e l’organo vintage che dà alla trama noire un tocco dorato: in singoli come Come into our room e Harvest il gruppo ha sfoderato numeri da maestro nel dipingere in musica l’inquietudine. La disinvoltura mostrata in brani così riusciti si è regolarmente infranta nelle prove a 33 giri, dove si scoprono persino ripetizioni di linee melodiche già proposte da loro stessi in dischi precedenti. Questo limite è stato finalmente superato nel nuovo disco. Bubblegum è un album ricco di suoni e vario, brillante e piacevolissimo, che ci fa scoprire una band inaspettatamente positiva, votata ad un pop aperto e ingentilito da accordi di una raffinatezza quasi blues.

pre-ascolto
album (thx to Juno)

Come into our room (video)
Harvest (video)