In occasione delle ristampe dei tre album, diamo spazio alla recensione scritta dall’amico Max Di Tolve.
* * * * * * * *
SLOWDIVE
Sogni dell’altro ieri
Una sublime deflagrazione di sogni ed emozioni che come petali di neve ricadono delicatamente, sospinti dal vento della malinconia, su paesaggi argentei di anime dolenti e inquiete.
Dalle suggestioni dream-pop dei Cocteau Twins e dall’estasi noise dei My Bloody Valentine, nei primi anni ’90 prendeva slancio il volo degli Slowdive nel disegnare la più fulgida ed imperitura traiettoria del firmamento shoegaze britannico. La band aveva un nucleo bipolare in Neil Halstead e Rachel Goswell, chitarristi e cantanti, all’epoca ventenni prodigiosi, che daranno poi vita ai Mojave 3, band di tutt’altre sonorità, attiva fino al 2006, nonché agli omonimi progetti solisti.
Dopo aver rivelato i primi bagliori di luce attraverso l’omonimo EP d’esordio e i successivi 12”s Morningrise e Holding our breath, nel 1991 la Creation Records pubblicava l’album di debutto degli Slowdive, Just for a day. Un primo “tuffo rallentato” che cominciava a rivelare in modo più nitido il percorso intrapreso dal gruppo: una musica che dà forma ad un immaginario onirico costellato di visioni sfumate. Onde di aria e onde di luce, elementi incorporei trasdotti in corpus musicale attraverso vocalizzi celestiali, sussurrati, dolenti e flussi chitarristici che si perpetuano in un soffio d’infinito, bisbigliato dalle angeliche visioni di grazia e di bellezza che ispirano la sensibilità “nordica” di Neil e Rachel.
Spanish air, Ballad of sister Sue, The sadman, Primal (vertice assoluto del disco) sono gli episodi più incisivi, quei brani che più degli altri ci conducono nella dimensione eterea degli Slowdive.
Il sucessivo LP Souvlaki (1993) segna il raggiungimento della perfezione espressiva per il gruppo. Ancora spirali di echi e riverberi e quelle linee di batteria che producono in dissolvenza drammatiche tensioni. Brian Eno, conquistato dalla band, offre la propria collaborazione e co-scrive la musica per i due brani che chiudono la prima facciata.
Souvlaki va eletto a disco-manifesto di questo periodo musicale conosciuto come shoegaze, ben prima dei tanto citati album dei My Bloody Valentine.
La percezione evocativa che ne deriva è paragonabile nella pittura a quel senso di inviolabile mistero cosmico, di mistico smarrimento umano, di malinconia esistenziale che si sprigiona dai maestosi dipinti naturalistici di Turner e Friedrich.
L’intreccio fra vellutati gorgheggi vocali e chitarre cariche di effetti echo-delay disegnano paesaggi diafani che irradiano onde di inconsolabile tristezza ma anche brezze di eterea dolcezza.
Attraverso l’interlocutorio EP In mind (1995) gli Slowdive approdano a Pygmalion, ultimo capitolo della loro saga. Un album sperimentale, difficile e controverso che fa segnare una decisa virata verso territori ambient già perlustrati da Spiritualized ed altre bands molto, troppo simili le une alle altre.
Pygmalion ha un respiro arcano, a tratti impenetrabile, ma nell’atmosfera straniante ed ipnotica del disco risplende di antica luce Blue skied an’ clear, unica traccia di continuità con i primi due album.
Il processo di disgregazione è giunto a compimento. E’ l’ultimo fotogramma, in realtà in chiaroscuro, della sequenza rallentata di quel meraviglioso “tuffo”.
Neil Halstead e Rachel Goswell risorgeranno a nuova vita dando alla luce di lì a poco il progetto Mojave 3. Ma ormai Just for a day e Souvlaki sono frammenti di luce consegnati all’eternità.
Max Di Tolve
_______________________________________________________________________________________________________________
Just for a day (Creation/Music On V.) Audiophile vinyl 180 g LP w/original insert 17,99
Souvlaki (Creation/Music On V.) Audiophile vinyl 180 g LP w/original insert 17,99
Pygmalion (Creation/Music On V.) Audiophile vinyl 180 g LP w/original insert 17,99