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Album & singles of the year 2013

Album of the year 2013

 

1. GOLDFRAPP Tales of us

label Mute
USA LP + free CD & poster € 19,99, EU LP + free CD & poster € 19,99
[also avl. on CD ]

Imprevedibile la band di Alison Goldfrapp e Will Gregory. Si presentava nel 2000 con Felt mountain, un disco elegante ed intrigante, con ottime intuizioni melodiche. Tutto ciò veniva smentito nel successivo album e poi in tutti e tre quelli a venire, in cui i due londinesi cambiarono completamente genere alienandosi ad un’elettronica semplice, di largo consumo, spesso kitsch e con certi remix di singoli in cui il suono si inzuppava in sgangherate basi techno. Un’electropop banale che invade l’Europa da vent’anni e della quale non ci liberiamo perché, evidentemente, non piace solo agli adolescenti britannici che la ballano per festeggiare i compleanni in casa.
Tastiere su tastiere, i Goldfrapp hanno usato suoni che i Pet Shop Boys impiegano da una vita e cercato spunti anche dai cari, vecchi Abba.

Il nuovo Tales of us è dunque, anche per questi trascorsi, un album sorprendente. E’ un incredibile ritorno alle origini e non si capisce, dopo questa lunga parentesi di semplicità, da dove salti fuori tanta composta signorilità, visto che gli ospiti chiamati qui a suonare non hanno mai eccelso in originalità.
Apre Joe, difficile ed ipnotica, concede qualche apertura melodica solo a metà strada.
Poi arriva Annabel (>video), intensa, quasi struggente. Segue Drew (>ascolta), celestiale, e qui si comincia a comprende che è stato intrapreso un nuovo corso.
I titoli sono tutti dedicati a nomi di donne e tra le nobili dame, oltre ad Annabel e Drew , luccicano di una bellezza particolare Simone (>video), Stranger (>video) – forse il loro capolavoro – e Clay (>ascolta).

Sarà per ragioni anagrafiche, sarà perché qualcuno l’avrà pungulata, fatto sta che Alison Goldfrapp non poteva continuare a svendersi con sospiri pseudo-sensuali su ritmi dance e, come ai tempi del grande album di debutto, le sue qualità canore hanno ritrovato una dimensione più consona.

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2. CARO EMERALD The shocking Miss Emerald

label Grandmono/Universal
EU 2xLP € 21,99 in g/fold sleeve [also avl. on CD ]

“Caro Emerald” è Caroline Van der Leeuw, cantante pop-jazz di Amsterdam e co-autrice delle musiche scritte insieme ad un’equipe di arrangiatori, producers e musicisti, due dei quali gestori dell’etichetta per cui esce l’album. Tutto made in Holland dunque, o quasi, perché alla stesura di alcuni brani ha partecipato Vincent De Giorgio, l’esperto dance canadese chiamato – crediamo – anche per controllare che il lavoro risultasse alla fine sensato ed armonioso. Se la loro musica scorre via veloce e la assimiliamo con facilità lo dobbiamo ad un sapiente ed organizzato lavoro di gruppo in cui si è rusciti ad amalgamare swing, mambo e ritmi latini con set di drum-machine programmate e soft-electro.
Un bel miscuglio di stile retrò e suoni attuali. La scena che si apre all’ascoltatore è quella di una sala da ballo anni ’30, cocktails, fumo, un palco da cabaret in cui una banda suona splendide orchestrazioni di organo, arpa, pianoforte e percussioni; si odono chiacchierii, voci di buffi personaggi ma anche, forzando ogni immaginazione razionale, vediamo sintetizzatori e persino un dj che fa scretching coi vinili.
Questo ardito esperimento era già stato ampiamente premiato tre anni fa, quando il disco di debutto, trascinato dal singolone Back it up, entrò nelle top ten in mezzo continente. Ora gli Olandesi hanno ripetuto la formula, un paio di melodie suonano già sentite nel primo disco ma nel complesso la prova è migliore.

susafono

Solo l’inizio latita, con una pomposa intro smorzata da One day, un brano banale che viene messo proprio nel punto di lancio, e la prima delle quattro facciate chiude con altre due canzoni carine ma insipide.
Da qui in poi il disco svolta e ci delizia fino in fondo, cioè fino alla traccia 15. Troviamo l’ariosa Black Valentine, la scherzosa Pack up the Louie, perfino sciocca quando spunta una voce da orco dei cartoons; poi I belong to you (>video) che sarebbe una bellissima colonna sonora di 007; nella gitana Excuse my French (>ascolta) compare addirittura il susafono (una modificazone dell’800 di basso tuba ed helicon) e poi Paris (> ascolta), accattivante anche nel testo, suonata da ben 13 elementi, posta a chiusura del lato C; con un pezzo così ci siamo innamorati di questo disco che non si è ancora concluso e ci regala altri tre momenti spumeggianti.

Nonostante il suo manto sintetico e una manifesta vocazione commerciale, questa musica ha il chiaro intento di esprimere spensieratezza e vi riesce magnificamente.

 

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3. NEILS CHILDREN Dimly lit

label Boudoir Moderne
High quality vinyl LP w/double-sided insert + download-card € 17,99
[vinyl-only release *ltd. to 650 copies*]

Sulle prime credevo si trattasse di un’omonomia invece sono proprio loro, quelli di Another day, il “45 giri rosso” del 2006 che nelle serate danzereccie bolognesi non potevo assolutamente dimenticare a casa. Una delle tante band brit-pop che si ricordano per uno o al massimo due singoli indovinati ma che si schiantano alla prova dell’album.
Dopo l’uscita incolore di quattro CD, i Neils Children, sostanzialmente John Linger e Brandon Jacobs, nel 2009 sparirono dalla scena. Ricompaiono oggi, altrettanto silenziosamente, privi dell’appoggio mediatico di cui disponevano al tempo del famoso singolo, su una nuova etichetta francese scarsamente distribuita. In Italia siamo solo noi ad informarvi che sono tornati e vi avvisiamo subito che al loro nuovo album va dedicato del tempo: se non avete la pazienza di ascoltarlo, di far passare qualche giorno e poi di riascoltarlo, è inutile che leggiate oltre.

I nuovi Neils Children, talmente diversi da risultare irriconoscibili, per arrivare a questo risultato si sono innanzitutto allontanati dal loro Paese per tutto il tempo necessario alla realizzazione del disco, un impegno, anche dal punto di vista personale, non indifferente. E’ stata scelta una tranquilla località sulla costa meridionale francese per entrare in un clima mentale diverso, lontano dal ménage british che avrebbe vanificato il progetto di svolta, ed è stato affittato uno studio di registrazione equipaggiato per impastare un vero suono analogico (tant’è che una versione digitale è stata realizzata solo per il CD-promo). Una gestazione sicuramente lunga, dibattuta, attraversata da tagli, traversie, semplificazioni.
Una scommessa che probabilmente regalerà alla band la soddisfazione di essere apprezzata da nuovi ascoltatori, meno numerosi ma più attenti rispetto al pubblico che li seguiva prima e che li ha da tempo sostituiti.

Dimly lit è un disco lisergico con dilatazioni chitarristiche e vocal echo che ci proiettano in una dimensione cupa ma fascinosa, con suoni di tastiere vintage che sembra vogliano sancire il legame di questa musica col passato.
Colpi di basso decisi, scarni e graffianti per costruire un suono netto, solido, sicuro, che ai più navigati rimanderà alla magia ipnotica dei Red Temple Spirits e ai più giovani il grande Every time a bell … degli svedesi Logh. Per fornirvi dei riferimenti più conosciuti, citiamo i migliori Cure e i Doors negli organi.
In due parole, un coraggioso album di che spazia dal pre- al post-punk, fortemente psichedelico e con un cantato dark che dà un senso di etereo ad una musica, al contrario, solida.
Consiglio di partire dagli ultimi due pezzi, Those you bought, but … (>ascolta) e What’s held in my ends >ascolta), poi via via si capiranno anche brani scarni e apparentemente poveri come Warm wave o Trust you (>ascolta).

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4. THE GO! TEAM Rolling blackouts

label Memphis Indutries
USA LP € 15,99, EU LP € 16,99 [also avl. on CD ]

Li ricorderete per il loro primo album Thunder, lightning, strike, in cima alle liste “best of” di fine anno in UK del 2004. Fu un disco che portò una ventata di rumorosa e sgangherata allegria.
Battezziamo la loro musica come un impossibile ’70s indie-funk, una colorata miscela di trombe, theme-songs da vecchi polizieschi TV americani, cori da cheerleader, synth in sovrappossizione tanto da saturare il campo sonoro.
Il sucessivo lavoro (2007) fu un fiasco e così, quando ci arriva questo nuovo vinile, lo sfiliamo dalla vivace copertina adagiandolo sul mat senza voler pensare nulla. Quando la “puntina” ha finito di esser sbattuta di qua e di là dal primo caotico brano, le aspettative scendono in picchiata.
Sfiducia mal riposta perché si riparte subito alla grande e il disco alla fine ci conquista.
I riferimenti al primissimo hip-hop degli Ottanta questa volta mancano; teniamo conto che i sei elementi provengono da Brighton e ci sembra naturale che trovino invece spazio, ora, dei pezzi classicamente e semplicemente pop.
Un insieme di ritmo, velocità, estro con splendidi ritornelli, tra cui segnaliamo
Ready to go steady, Bust-out brigade, The running rage, Back like 8 track.
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5. DAFT PUNK Random access memories

label Columbia/Sony
EU 2xLP in g/fold slv. + 8-page booklet  22,99 18,99
[also avl. on CD ]

Ovvio che questo disco finisse nella paginona di fine anno ma nostre disquisizioni ci sembrano superflue in quanto ne hanno già scritto tutti, dalle riviste di musica ai settimanali gossip.
Raramente dischi di qualità catturano l’attenzione di un numero così ampio di persone. Ben venga, una volta ogni tanto, che al successo di massa corrisponda una proposta veramente valida, con alle spalle un lavoro intelligente e curato nei minimi dettagli. Un vero concept-album di funk, dance, elettronica degli ultimi quarantanni e soprattutto ’70s: corposo e molto cool.

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Singles of the year 2013

 


1.
Q LAZZARUS Goodbye
horses

label Mon Amie Records (orig. All Nations, 1991)
USA RE 12″ *Ltd. to 1000 copies* € 17 ,99


In una delle scene clou del film Il silenzio degli innocenti (1991) si stagliava, potente, un brano misterioso, non presente nella colonna sonora. Non esisteva internet e per lungo tempo non si sapeva dove trovare questa maledetta canzone. Oggi sappiamo che fu scritta da tale William Garvey e cantata dall’altrettanto sconosciuta Q Lazzarus.
E’ uno dei più grandi pezzi rock di sempre e, ventidue anni dopo, è finalmente disponibile!
Ascolta/Listen Soundcloud


2.
TEARDROP FACTORY Topshop EP

label Faux Discx
EU 4-trk. 7″, € 6 ,99


Un riassunto di cosa è successo in GB dopo il punk, in pochi minuti:
Better company il suono sporco della prima new-wave, quella ancora legata al punk;
Vanity unfair shoegaze di alto livello, cantata in modo sublime;
Stolen skull passa inosservata;
Topshop un classicone brit-pop.
Ascolta/Listen Bandcamp

 

3. ELEPHANT Skyscraper (B/w Spies)

label Memphis Industries
EU 7″, € 8,99


Due bei pezzi di un pop fragile e semplice, pochi tocchi di chitarra, qualche coro di sottofondo.
Skycraper  Soundcloud
Spies
  Soundcloud

 

4. SUEDE For the strangers / Hit me

label Suede/Warner Bros.
EU 2×7″ in g/fold slv.  € 13,99


Sui lati A i due brani più prevedibili tratti dall’ultimo (buon) album della band.

Preferibili le B-sides, come già avvenuto per alcuni loro passati EPs.
Human tide Youtube
Darkest day Youtube
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