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Dischi dell’anno 2023

Album dell’anno 2023


N° 1
. COLLEEN Le jour et la nuit du réel

Label Thrill Jockey|  US 2xLP
[on black, clear and colored vinyl]

La musica di Cécile Schott – alias Colleen – si colloca nello spazio dell’elettronica d’atmosfera e ama immergersi in vapori avanguardisti. Viene spesso indicata come essenziale, noi preferiamo definirla come un esempio di minimalismo complesso perché i suoni che estrapola dai sintetizzatori (e in particolare dall’amato Moog Grand Mother) sono il frutto di una reale ricerca sonora, un lavoro lungo, accurato e meditato.
Salutiamo con favore la sua transizione verso un approccio in un certo qual modo melodico che aveva lasciato presagire nel precedente mini-LP The tunnel and the clearing del 2021.


Non che questa apertura arrivi subito. Dobbiamo attendere un lungo manto ambient per giungere all’ottava delle ventuno composizioni, Mon cœur. Da lì in poi il cielo si dirada.
È un lavoro impegnativo, con brani suddivisi ognuno in vari movimenti e per un primo approccio consigliamo l’ascolto – in cuffia, come sempre – dei tre brevi movimenti di Mon cœur, appunto, poi dei tre movimenti di Be without being seen e dei cinque di Les parenthèses enchantées, le composizioni che forse più riflettono il tocco e la maniera nuova di Colleen, che mai era arrivata così in profondità nel toccare le corde della nostra passione emotiva.
E con questa dolcezza.
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N° 2. TEMPLES Exotico 

Label ATO | US g/fold slv. 2xLP *Exclusive import*, UK & EU g/fold slv. 2xLP [on black, clear and colored vinyl]

La neo-psichedelia dal carattere danzereccio che ha allegramente invaso il primo decennio e oltre dei 2000 ha trovato, tra gli interpreti più noti – ma non tra i migliori – MGMT e Tame Impala, entrambi partiti bene e poi incapaci di mantenere un livello di proposta almeno sufficiente.
In quel giro, oggi ormai poco frequentato, entrano insaspettatamente i Temples, che hanno un percorso assai diverso. Prima ancora della release del singolo di debutto (2012), i media musicali inglesi avevano scelto loro per creare l’ennesimo nuovo fenomeno e così, sotto una tale spinta propulsiva, debuttavano col vento in poppa dando alle stampe un album smaccatamente ’70s. Orientamento adottato solo parzialmente per il lavoro successivo, mentre il terzo album finiva in un alveo di mediocre indie-rock che riduceva ulteriormente l’interesse di un pubblico che li stava via via dimenticando.
Personalmente, finora non ci erano mai piaciuti e ci meravigliamo di quanto la loro svolta abbia fatto emergere una vitalità creativa che ci consegna uno dei più dischi più intriganti del 2023, animato da melodie accattivanti e psych-pop scintillante.
I paesaggi esotici della copertina e degli inserti sono il bellissimo biglietto da visita di un disco che nei testi, tra le varie tematiche, tratta del rapporto dell’uomo con la bellezza della natura selvaggia e del suo effetto benefico sulla nostra mente.
Slow days e Inner space sono un manifesto di questa pace dei sensi.
È un album di canzoni registrate con gioia, tutto è girato bene“, dichiarava il cantante James Bagshaw durante la presentazione. E che sia stato un periodo felice in cui le idee fluivano veloci e si concretizzavano con la facilità dei momenti fortunati è evidente man mano che il disco avanza. Produzione affidata a Dave Fridmann (The Flaming Lips, Beach House e – guarda caso – MGMT) e al bravo, bravissimo Sean Lennon.
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N° 3. JPYE Bleu your mind

Label Claremont 56 | UK 2xLP

Jean-Philippe Altier, mago dei sintetizzatori e tra i pochi dj e producer in grado di imbracciare chitarra e basso, torna con un secondo album ricco di spunti interessanti in cui alle collaborazioni di Elle Holgate e del percussionista Renato Tonini già comparsi nel debutto, si aggiungono l’estro di Leonidas e Da Roc.
Personaggi che non diranno nulla ai più e infatti l’invito è quello di scoprire il balearic beat, un genere musicale nato nei primi anni ottanta grazie alle gesta del mitico dj argentino Alfredo che, all’Amnesia di Ibiza, cominciò a presentare delle stravaganti selezioni musicali, un mix di eccentricità con basi electro-downtempo che negli anni a venire si sarebbe arricchito anche di suoni sperimentali.
Alfredo @ “Amnesia”- 1982
Il legame del balearic con la club culture si è poi gradualmente rafforzato dando vita ad una serie di derivazioni che familiarizzano con il nu jazz ed altri stili.
Si dà enfasi al ritmo e al groove in una trama electro-dance che, nel caso dell’album di JPYE, viene impreziosita da melodie pop e da sprazzi di jazz.
Ascolta >> Freedom ain’t free    
Ascolta >> Spinnaker
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N° 4. GRIAN CHATTEN Chaos for the fly 

Label Partisan | UK 2xLP [on black, clear and colored vinyl]

L’uscita solista del vocalist dei Fontaines D.C. ha suscitato poco interesse. Si poteva essere prevenuti se si considerava l’intensa attività live e discografica della formazione di Dublino ma il tempo per registrare  l’ha trovato e il suo disco è ottimo.
La voce in primo piano è così esposta che non ci sono compromessi. Voce cella band poteva non piacere vista la sua asperità, ora invece si scopre che possiede un calore, un timbro e una musicalità che non si immaginavano così gradevoli, equilibrati e adatti alla narrazione. La produzione artistica del fido Dan Care riesce a valorizzarla con maestria mantenendo gli strumenti leggermenti sfumati intorno senza toglier loro importanza. Chitarra acustica accompagnata da percussioni lievi, sax, tromba, violino a comporre una piccola orchestra al servizio di quella che, evidentemente, era diventata per Grian Chatten una forte necessità di raccontare non più procastinabile. I testi parlano di estraneamento, di solitudine, dei problemi dei pescatori irlandesi caduti in rovina e di altre faccende quotidiane ma non deprimono e neppure la musica è malinconica, anzi, sfoggia un’eleganza sobria che affascina.

L’album ha anche la sua hit, Fairlies >> video
Canzoni di pregio. Indichiamo Bob’s Casino ed East Coast bed che si fanno amare per la loro gentilezza e compostezza e per il backing vocal di Georgie Jesson che è perfettamente misurato e opportuno.
Unico elemento dissonante è Salt throwers off a truck, sembra un’aggiunta fatta per errore da quanto è sgraziata, ma la successiva I am so far riporta ben presto l’atmosfera distesa su cui ci stavamo cullando.

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N° 5. BAR ITALIA Tracy denim

Label Matador | US LP *Exclusive import*,  EU LP

Non era scontato che questo album finisse tra i nostri preferiti perché se è vero che le voci vellutate o eccessivamente addomesticate in studio vanno poco d’accordo con l’alternative rock, c’è anche un limite alle stonature. L’ascolto del lavoro nel suo complesso fa metabolizzare però la questione e tirando le somme l’album ha le sue carte da giocare.
L’inizio è difficile con tre brani così poco amabili. Di tutt’altra fattura sono My hiss era, Missus morality, Changer, regina dell’album, e NOCD, molto Blonde Redhead; le chitarre di Clark, infine, risultano deteminanti per inserire anche Tracey denim tra i best del 2023.
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N° 6. VIRGINIA AND THE FLOOD The dark lord

Label Lazy Octopus | SWE LP
[clear vinyl (pressed in Spain)]

Titolo e foto di copertina fuorvianti dato che questo album non è nemmeno lontanamente dark. Al contrario, dalla prima traccia Cornelia Adamson rivela il desiderio di liberare la sua vitalità accompagnata da cori, che salgono per farsi eterei e si fondono con le tastiere, e da echi generosi che ampliano lo spettro dimensionale.
RD poison  è un treno che corre in cui l’energia è profusa da chitarre taglienti e lo sferragliare veloce delle ruote sui binari è dato da un set di batterie dal suono sfrangiato. Salvation in a bar è un piccolo gioiello elettronico, Dead end un vessillo che luccica.
L’impianto scenico-musicale è stato costruito per assecondare una voce naturalmente solenne e,  per quanto la cosa sia manifesta, non c’è leziosità e l’ascolto complessivo risente solo in alcuni momenti di una certa pesantezza. 
La qualità cala un po’ nel B-side anche se non mancano spunti interessanti. To bide your time, ad esempio, brano pop dall’accento fortemente folk, rivendica un suo spazio per la ricchezza di strumenti.

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Singoli dell’anno 2023

 


1. ACID ERNST Ehre
Label MRT | CH 12”

Synthwave su basi EBM che si distingue per la varietà degli arrangiamenti, l’effettistica, i decisi cambi di ritmo.
Freddo ma potente, assoluto riempipista licenziato dall’etichetta svizzera nel 2022 ma che ha cominciato a girare nei club e in rete solo l’anno seguente. 
>> Ascolta
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2. DEPECHE MODE Ghosts again
Label Columbia | EU promo-only rel. freebie with Musikexpress magazine one-sided 7”

Superfluo scrivere qui sul significato del testo, sulla scomparsa di Andrew Fletcher ecc… Ghost again è il grande pezzo che ci si aspetterebbe sempre da una band storica quando ritorna dopo un lungo silenzio (ma è una cosa che non capita quasi mai).

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3. FLOSSING World of mirth
Label Brace Yourself | UK 4-trk. 12” *Ltd. edition 500 copies

Rock dalle striature punk, energia pulsante in una New York notturna dove le luci al neon disegnano macchie fosforescenti e tremolanti sull’asfalto bagnato.
>> Side eye life
>> Men on the menu

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4. ALDEN PENNER Another head B/w Language
Label We Be Friends | *Exclusive import in Europe* USA 7”

Nella nostra playlist di fine anno non era mai finito per due volte lo stesso artista.
Sarà che le uscite di questo enigmatico, criptico musicista canadese sono talmente rare da averci ormai disilluso sull’uscita di un album, ma sentiamo preziose le poche copie arrivate di questo 45 giri.
Nel 2015 ci deliziò con un EP a cinque tracce, ora ci dobbiamo accontentare della splendida Language sul B-side, mentre sul lato A scorre un ben suonato ma ordinario brano folk.
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