Album dell’anno 2022
N° 1. SHILPA RAY Portrait of a lady
Label Northern Spy – USA LP & CD
Searing, che da noi più o meno sarebbe “bruciante”, è il termine che meglio descrive il terzo album della newyorkese Shilpa Ray. Di lei se ne parlava poco, di più da quando Nick Cave ha speso parole di elogio e l’ha chiamanta ad aprire il suo tour. Portrait of a lady è un lavoro impattante, denso, fucina di energie punk e sfumature blues, di poesie e storie urbane maledette, tutti elementi che con la Grande Mela trovano ancora un legame speciale. Le ottime premesse del singolo che anticipava l’album vengono inizialmente deluse perché il disco si apre con un brano che si trascina a fatica e il successivo è un’anonima “urlata” punk. Cominciamo a divertirci dalla terza traccia, Heteronormative horseshit blues, che offre un delicato pianoforte sul canale sinistro e suadenti chitarre su quello destro, mentre al centro capeggia il discorso tenuto da una voce che comincia ora a darci un assaggio di quel che, da qui in poi, ci riserverà.
Il paragone con Patti Smith e P J Harvey è inevitabile perché in effetti i brani non sono semplicemente cantati ma vengono interpretati, vissuti ed è il particolare timbro della voce a dare personalità e identità alla musica. Lawsuits and suicide stupisce col suo rock’n’roll originalmente mescolato a quell’art-punk-rock di cui Shilpa Ray stessa si definisce interprete. Cry for the cameras, pianoforte romantico ed arpeggi vibranti, ci accoglie in un fumoso pub di una New York di un tempo andato. Bootlickers of the patriarchy (gli adulatori servili là sono chiamati “lecca stivali”) è il pezzo che indubbiamente ci riporta a Nick Cave nella prima parte, poi d’improvviso innesca un ritmo sostenuto da pulsazioni synth-electro e ci fa arrivare con impeto al fulcro del disco. Ed ecco che in Male feminist la voce trova la sua massima occasione di esprimersi. Le tastiere sono molto ’80s e il brano alterna pacatezza (“shut up, sit down”) e vigore. Altra perla è Same sociopath in cui vine sfoggiata un’ennesima varietà di soluzioni canore. Folgorante. Chiude il sipario la splendida Last wave e piango per essermi perso l’occasione di vederla dal vivo lo scorso settembre, concerti intensi e accorati, scanditi dalle note magiche del suo fedele harmonium indiano.
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N° 2. PLACEBO Never let me go
Label So Recordings EU 2xLP & 2xCD
È dai tempi di Without you I’m nothing (1998) che Brian Molko & soci non ci convincevano più. Nel frattempo non è successo nulla di sensazionale se non che i Placebo sono riusciti a sfornare un gran bel disco in un genere iper-inflazionato che chiamiamo “indie rock” e di cui abbiamo ormai le orecchie piene da anni. Tra pesantezze noise inutili e stancanti di alcuni (Muse) e tentativi di svolta veramente imbarazzanti di altri (Editors), noi, pretenziosi non allineati che rifuggiamo dalle band da stadio, dai nomi grossi di questo versante musicale non ci aspettiamo più nulla.
Never let me go è un album quasi perfetto in cui l’unico errore è stato lasciare tutto il carico del lavoro canoro a Mr. Molko, la cui voce è sì unica ma per tutti e tredici i brani diventa stancante. Le batterie sono portentose, si odono keyboards di ogni sorta e sembra tutto confezionato per essere risuonato così com’è è anche dal vivo. I brani riusciti sono a mio avviso almeno undici con dueche svettano su tutti, ossia Happy birthday in the sky e Chemitrails.
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N° 3. NU GENEA Bar Mediterraneo
Label NG ITA LP & CD
Il recente, forte interesse che la world music – nel senso più ampio e generico del termine – sta suscitando negli appassionati europei sarà in parte anche di tendenza ma poco importa. È un fatto grandioso perché ha ampliato la possibilità di conoscere culture musicali differenti, sta influenzando la nostra musica “pop” come nei ’70-80 si faceva essa influenzare dal nostro rock e ha spinto alcune piccole etichette ad intraprendere lavori di ricerca anche in Nazioni difficili. Un esempio emblematico è la raccolta di Kourosh Yaghmei, un gioiello di rock psychedelico persiano giunto a noi grazie all’opera di recupero e restauro della Now Again che in Iran ha superato numerosi ostacoli per avere il materiale. Ciò ha portato ad una maggiore apertura ed approvazione verso produzioni attuali legate – pur se indirettamente – alla nostra musica popolare ed è in questo contesto che va inserito il successo mondiale dei Nu Guinea.
Qui invitiamo all’ascolto del loro secondo album, a nome Nu Genea, che fa un bel salto in avanti e arricchisce il già guarnito piatto internazionale con essenze ancora più ricercate. Ritmi jazz-funk, electronic-soul, boogie e disco retrò, con testi che passano dal napoletano al francese di origine africana con naturalezza, creando un’atmosfera cool e di sofisticata spensieratezza da vivere in riva al mare. Mandolini, percussioni, flauti, ben dieci diverse tastiere e la lista prosegue ancora… Assemblare questa grande orchestra mediterranea richiede capacità, orecchio musicale ed equilibrio, doti che il duo Aquilina/Di Lena hanno, meritando il successo che, finalmente, è arrivato anche in Italia.
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N° 4. BAND OF HORSES Things are great
Label BMG USA LP & CD
Tra i pochi di questo filone che apprezziamo. L’ormai grosso filone di “quelli con la barba”, ossia una miriade di band che si ostinano ad omaggiare l’umanità impertinente con un folk educato, delicatamente rock e …cantutorial-tutto-ugual. Appaiono nei loro camicioni a quadri e, appunto, con folta barba, un segno di riconoscimento istantaneo (un avviso) così sappiamo prima quali tipo di suoni usciranno dalle loro chitarre. Formazioni che negli States ci sono da sempre e da molto prima dei vari Iron & Wine, Bon Iver, Fleet Foxes ma questi ultimi gruppi da un po’ hanno fatto proseliti tra gli hypsters europei e italiani anche.
I Band Of Horses, così come The Shins, dolci ma un po’ più energici ed elettrici dei succitati, ogni tanto indovinano il disco giusto. Ci avevano regalato una manciata di bellissimi pezzi con i primi due album e poi hanno preso la solita strada di pianura (etichetta major, si registrano dischi a ruota anche quando non si hanno idee) e dunque non era previsto un album così gradevole, il migliore della loro serie non tanto per la qualità dei pezzi ma per il numero di quelli che escono dalla scontatezza. __________________________________________________________________________________________________
Singoli dell’anno 2022
1. L’IMPERATRICE Vanille fraise
[sampled from Spoiled by your love by ANITA WARD]
Label Microqlima – FRA 12″ ***Ltd. ed. RSD 2022***
Il video, innanzitutto: strepitoso, riassume con leggerezza e insieme con ironia quell’atteggiamento snob così tipico di una parte dell’alta borghesia parigina, qui in versione vacanze in Provenza. Curando i minimi dettagli, il regista ci rende partecipi della partita sul campo da tennis di questi cinque personaggi – perfetta anche la scelta dei volti – e ci troviamo lì, tra quelle colline di lavanda, in un clima di frivolezza condita da mise piccanti ma goffe.
Uscito nel 2017 per dar forma all’idea di manipolare il riff del brano Spoiled by your love di Anita Ward, rimaneva su Youtube come un episodio a sé stante. Le milioni di visualizzazioni e chi – come me – aveva invocato la release di un vinile, hanno convinto la band a stampare finalmente un disco. Pur essendo uno dei gruppi più popolari in Francia, contraddicendo la nomea di parigini altezzosi, mi hanno risposto alla mail con un “Grazie del suggerimento, il disco esce per il prossimo Record Store Day!”. Oltre al pregevole lavoro di attualizzazione dance del brano originale, il 12” ci regala anche una bella rivisitazione di Disco magic concorde di Michel Legrand.
> Video
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2. HALLAN Money talks B-side of single Sich übergeben
Label Nice Swan UK 7″
Brano veloce e pulsante, il migliore sin qui degli Hallan, stranamente finito sul B-side di un 45 giri che esce nel periodo giusto, visto che ovunque è in atto un rispolvero del post-punk (Fontaines D.C., Yard Act ecc.). __________________________________________________________________________________________________
3. THE WEDDING PRESENT
Each time you open your eyes and Science fiction
Label Clue UK 7″s ***both ltd. editions***
Due canzoni nuove al mese, per un anno, iniziativa non nuova per David Gedge e soci. Di questi dodici 45 giri, promuoviamo solo Each time you open your eyes e Science fiction. __________________________________________________________________________________________________
4. HARDWAY BROTHERS presents THE SUMMERISLE SIX This is something
Label Is It Balearic? Recordings – UK 12″
Dance primi ’90s in stile Saint Etienne uscito per l’ensemble messa in piedi dai produttori londinesi Hardway Brothers. Tra i sei del gruppone, danno lustro: la patinata voce di Jo Bartlett (Yellow Moon Band), Andy Bell (Ride) alle chitarre, Kev Sharkey (The Undertones, Elvis Costello) alla batteria e Mick Somerset Ward (Clock DVA, Was Not Was) al sax. __________________________________________________________________________________________________ ___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
A U D I O P H I L E L A B E L S
ORIGINAL MASTER RECORDINGS
* * we do NOT trade the new “EMI Classics” on vinyl
A&M/GEFFEN/INTERSCOPE
CLASSIC RECORDS
JVC Japan
IMPULSE HQ vinyl LPs
RCA/RCA Victor Rhino USA Simply Vinyl Sundazed Tacet Toshiba Japan Universal Japan Verve
… ecc.
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B R E A T H L E S S L I V E !
XX
30 Marzo Torino Blah Blah
31 Marzo Firenze Circolo Arci Progresso
01 Aprile Roma Init R C C B
02 Aprile Avellino Cripta del Duomo
See those colours fly (Tenor Vossa) The new album in stock now
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