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Dischi dell’anno 2018

Album dell’anno 2018

 

1. SHAWN LEE AND THE SOUL SURFERS
Shawn Lee And The Soul Surfers

Label Silver Fox
US LP 21,99 €/ also avl. on CD

Nella lista dei brani indicati sulle copertine dei dischi a volte c’è una “intro” che di solito è un sottofondo o poco più, un momento preparatorio al vero e proprio primo pezzo. Non in questo caso, dove Introduction è già un brano favoloso ed è il miglior preludio alla sfavillante combinazione di suoni che stiamo per scoprire.
I (sin qui) non stupefacenti The Soul Surfers incontrano Mr. Shawn Lee, compositore, polistrumentista, produttore nei più svariati ambiti musicali e guru delle sale di registrazione.
Stabilendo come punto fermo che la matrice funk doveva essere impressa col fuoco, è nata via via una produzione straboccante di energia che conta nove brani piuttosto corti, dato infrequente negli anni in cui il funk-soul esplose, ma scelta gradita visto il tenore vigoroso di ognuno di essi.


Momenti di space rock ed interventi hip hop, batterie a scandire ritmi complessi ed incalzanti, tastiere sopraffini e qua e là, nei pochi istanti rimasti liberi, echi dub per dare spazialità.
Numerosi sono i dettagli che impreziosiscono il disco. Accendiamo i fari per illuminare, ad esempio, gli ultimi 30 secondi di Jennifer’s web oppure concentriamoci su Echo chamber, una canzone perfetta.
Il saluto, 4-track mind, è un arrivederci bello quanto quella finta “intro” di benvenuto.

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2. CYANIDE THORNTON Cyanide Thornton

Label Bedroom Suck
AUS 180 g LP *Ltd. to 300 copies* [vinyl-only release]

Per quanto il web avvicini anche i posti più lontani, gran parte delle produzioni australiane faticano a farsi conoscere oltre i propri confini. Ricordiamo gli Sleepy Jackson, che lì riempivano gli stadi mentre la Virgin EU si dimenticava di promuoverli.
Quello che vi presentiamo è sicuramente sconosciuto ai più, visto che è stato stampato in sole 300 copie e fuori dall’Australia non ha distribuzione ora viene distribuito anche da Cargo in Europa [rd del 07.01.19].

L’album in questione è un meraviglioso disco di (alternative) folk rock, suonato, cantato e anche registrato in modo impeccabile. Prendetevi il tempo di ascoltarlo come si deve, in cuffia e due volte. Fatevi imprigionare dal ritmo sornione di brani come Weight o Rotten tooth e verrete scossi da lampi in riverbero liberati nel cielo ed ammaliati da una voce che da narrante si fa verace.
>> Ascolta/Listen

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3. TUNNG Songs you make at night

Label Full Time Hobby
EU 180 g LP, EU LP + 7″ [black or colored vinyl]

I Tunng trovano finalmente il bandolo dell’intricata matassa di suoni electronic-pop-sperimentali che da sempre caratterizza il loro sound. La buona fattura di questo album sorprende visti i tentennamenti del passato, quando stramberie ritmiche si mescolavano ad un’elettronica fantasiosa a volte gratuita e a volte forzata.
Crow è già una prova di questa maggiore lucidità,
Dark heart sembra studiata per essere una hit dance e poi seguono due lenti struggenti:
Battlefront è un magnifico gioco a tre voci e altrettanto suggestiva è Flat land.
Incontriamo quindi Nobody here, che sa scivolare con disinvoltura dalla quiete ad un lieve moto, ed Evaporated, una mite storiella a la manière (e moltissimo) di Sufjan Steven.
Una gradevole alternanza tra atmosfere pacate e morbide danze sintetiche.
L’album volge al termine con la chitarra arpeggiata di Like water che scorre come un piccolo ruscello
di montagna mentre l’ultima traccia è giusto un cenno per congedarsi.

Tra le varie edizioni disponibili, non ci sentiamo di consigliare qualla con il 7″ perché le bonus tracks sono due pezzi per nulla significativi, sicuramente scartati dalle sessions dell’album.

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4. NÚRIA GRAHAM Does it ring a bell?

Label El Segell Del Primavera
EU 180 g LP in g/fold sleeve

Parziale cambio di corso per l’affascinante musicista catalana che lascia la dimensione “indie” del precedente album in favore di una produzione più satinata. La scrittura dei pezzi, molto diversi tra loro in origine, ha conosciuto in seguito alcune fasi di rielaborazione e affinamento che li ha fatti ben integrare in un lavoro che ha raggiunto una propria corenza grazie soprattutto a Joan Pons Villaró, abile musicista e compositore folk con simpatie per la psichedelia.
La natura così diversa dei brani, però, sostanzialmente è rimasta e sentiamo uno sbalzo tra quelli che rigirano su se stessi in una ridda stile Kurt Vile o che deambulano alla Courtney Barnett – e che dunque non dispiaceranno a molti – ed altri capaci di regalare melodie di una grande dolcezza, ovvero: Sinner, Cloud fifteen e Marianne (quest’ultima con delle tastiere splendide, soprattutto nell’ultimo minuto).
Pezzi, questi, che ci fanno includere l’album tra i nostri favoriti.


Does it ring a bell? è uscito sul finire del 2017 per l’etichetta discografica del famoso Primavera Sound di Barcellona.
Ascolta/Listen
>> Sinner
>> Cloud fifteen
>> Marianne

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Singoli dell’anno 2018


≈ 12 pollici

Ricordo che uno dei primi articoli sul ritorno di interesse per il vinile usciva per The Guardian intorno al 2000 e parlava con stupore del grande numero di 7″ acquistati nei week-end dai giovanissimi inglesi. Di lì a poco anche le grandi etichette avrebbero ricominciato a stampare di nuovo gli LP mentre i singoli su 12″, importanti negli anni ’80 e ’90, uscivano ormai solo per i dj.
La distinzione tra i due formati non è una chiacchiera fine a se stessa perché hanno funzioni diverse: i piccoli 45 giri sono tuttora concepiti come un veicolo promozionale per far circolare un nome nuovo o annunciare l’uscita di un album; i 12″, talvolta chiamati EP, rappresentano invece un lavoro a sé e, nel contesto alternative/rock e dintorni, contano 2 o 3 brani per lato esclusivi e non “riempitivi” come troviamo spesso sui B-sides dei 7”.
Ricordiamo tra l’altro che, avendo un solco più largo dei 7” e degli LP, permettono una registrazione migliore.
Non è un caso, dunque, se nella nostra consueta rassegna di fine anno contiamo ben tre 12 pollici.

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1. JUSTUS PROFFIT & JAY SOM Nothing’s changed
Label Polyvinyl Rec. Co. | US 5-trk. 12″

Questo è un EP da far girare a tutto volume la domenica mattina… Indie rock spensierato con 3 brani su 5 che dichiarano amore ai Teenage Fanclub e dunque ai Big Star: Nothing’s changed, Invisible friends e Grow. Magica la sospensione di Tunnel vision.
>> Ascolta/Listen

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2. BELLE & SEBASTIAN How to solve our human problems (Part one)
Label Matador | US 5-trk. 12″

Tre 12” con lo stesso titolo ma usciti in 3 momenti diversi tra lo scadere del 2017 e l’inizio del 2018.
Il primo di questi EP ci riporta ai fasti dei singoli degli esordi con We were beautiful ( > ) e The girl doesn’t get it ( > ). Pollice su anche per Everything is now (Instrumental) che guadagna qualcosa in più rispetto alla versione normale.
Negli altri due EP (Part two e Part three) non troviamo invece brani degni di nota.

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3. BENNY TROKAN Too far gone
Label Wick | US 7”
Imperdibile debutto soul rock per il bassista dei Lee Field’s Expressions.
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4. HELENA DELAND
From the series of songs “Altogether unaccompanied” Vol. I & II
Label Luminelle Recordings | US 4-trk. 12″ [incl. 2 giant inserts]
Una sorta di doppio singolo per la nuova cantante canadese di cui apprezziamo soprattutto i due pezzi del “Vol. I”, ossia il lato A.
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